Quel che resta


(vignetta da da una tavola di Ustica)

27/06/10
Ma cosa resta, alla fine?
Venticinque anni di indagini e due processi cosa ci dicono?
Ci dicono che se depistaggi, omissioni, deviazioni e bugie ci furono, non è a loro - al vertice dello stato Maggiore dell’aeronautica Militare italiana del 1980 - che bisogna chiederne conto. non c’è un solo alto ufficiale che abbia sbagliato una virgola. Figuriamoci giù per lo scivolo della scala gerarchica.
A questo punto, cosa pretendono i familiari di questi ottantuno morti? Mica glielo deve passare la Corte d’assise, l’indirizzo dello sportello giusto a cui rivolgersi per ottenere una risposta. Ciò che adesso importa davvero è sapere che in questa storia le istituzioni hanno funzionato al loro meglio. In efficienza, in onestà, in trasparenza. Tutti hanno fatto il loro dovere, la sovranità nazionale è stata rispettata. Per una volta possiamo affermare che questo Paese non guarda in faccia a nessuno e può guardarsi allo specchio a testa alta. C’è di che esserne fieri.
Certo, quando il DC-9 Itavia esplose nel cielo di Ustica, era l’aeronautica Militare a gestire lo spazio aereo italiano. Gente in divisa, addestrata. Mica dei controllori civili qualsiasi. Certo, sembrava logico che fosse proprio l’aeronautica Militare a doverci raccontare la verità. Senza imbarazzi e senza “non ricordo”. Certo, non potevano essere i nostri alleati a spiegarci di chi erano tutti i caccia fantasma in volo quella notte.
(...)
Se ne dicono tante su Ustica. Ma sarebbe ora di finirla di scocciare con questa storia dell’aereo abbattuto.

Solo un’ultima cosa ascoltata al processo che ha restituito l’onore ai generali. La frase di un uomo: “nella mia vita ho fatto un solo errore: non sono salito su quell’aereo. Volevo morire anch’io, con i miei bambini, è stato durissimo continuare a vivere.”
Cosa gli vogliamo dire, adesso, a quest’uomo?
Coraggio, è andato tutto bene...

(tratto da "Non gli resta che piangere" articolo di Andrea Purgatori del 2006)

Oggi sono 30 anni da quando il dc9 partito da Bologna e diretto a Palermo si è inabissato nel mare tra le isole di Ustica e Ponza portando con sé 81 vite.